Come si fa a richiedere il fondo impresa donna e quanto è possibile, effettivamente, riuscire a raggiungere? Per chi è questa possibilità? In questo articolo proveremo a rispondere alle domande più comuni, in modo da poter aiutare chiunque desideri accedere a questi fondi e ne abbia la possibilità.
I contributi a fondo perduto sono sempre in grado di attirare l’interesse di imprenditrici e imprenditori, proprio per via della loro natura che fa sì che non debbano essere restituiti.
Proprio riguardo a questo, anche nel 2022 sono disponibili diverse tipologie di finanziamenti di questo tipo, spesso abbinati a bandi che aggiungono anche la possibilità di ottenere finanziamente a tasso zero.
Il Fondo Impresa Donna fa proprio parte di questa categoria. Ideato per provare a tamponare i problemi legati all’imprenditorialità femminile e il gender pay gap, questo fondo propone un mix di contributi da poter richiedere senza che debbano essere restituiti e possibilità di accedere a finanziamenti a tasso zero.
La platea di pubblico di riferimento sono le donne già imprenditrici oppure che desiderino aprire un’attività, sia sole, sia facenti parte di altre organizzazioni. In questo caso però l’azienda deve avere comunque una maggioranza femminile.
Lavoro: le novità di impresa donna
Il Fondo Impresa Donna mette a disposizione delle imprenditrici un totale di ben 400 milioni di euro, diventando così facilmente una delle opportunità più interessanti in Italia per il 2022.
L’obiettivo di questa realtà è, detto semplicemente, quello di aiutare lo sviluppo o il consolidamento di realtà imprenditoriali femminili. Ma in pratica, cosa significa e perché serve nello specifico un fondo del genere?
I problemi legati al lavoro femminile in Italia erano già presenti prima dell’arrivo del Covid-19, ma i due anni e più di pandemia sono costati di più alle donne, in termini di occupazione, rispetto agli uomini.
Secondo i dati Istat di febbraio 2021, per esempio, come anche scritto in questo articolo del Sole24, su 101 mila disoccupati ben 99 mila sono donne. Situazione che con il nuovo anno non è migliorata, anzi. Nel 2022 l’occupazione femminile in Italia è ai suoi minimi dal 2013.
Non solo, molte donne si trovano a dover sopportare una situazione definita di “part-time involontario”, quindi costrette per necessità ad accettare meno ore di lavoro, che significano uno stipendio minore e anche inferiori possibilità di far carriera all’interno di aziende.
I motivi sono molti, tra cui anche generalmente la convinzione che, nel momento del bisogno, le prime a dover mettere la carriera in secondo piano debbano essere le donne, situazione che ha costretto molte a dover lasciare o rallentare il lavoro per seguire situazioni come la didattica a distanza, per esempio.
Il Fondo Impresa Donna quindi nasce proprio per provare a invertire questo trend, diventando quindi un aiuto sia a quelle imprese già esistenti, gestite in maggioranza da donne, cooperative in una situazione simile, e donne che desiderano iniziare un’attività in proprio.
Questa è una misura inserita all’interno del PNRR che, oltre a creare questo fondo nello specifico, è anche andato a mettere mano e rafforzare misure già esistenti come Smart&Start, o misure di accompagnamento come possono essere realtà di mentoring o supporto.
Chi può richiedere questo bonus
Questi finanziamenti per l’imprenditoria possono essere richiesti da diverse categorie di donne e di imprese.
Non hanno particolari restrizioni, sono ideati per realtà che si occupano di artigianato, industria, servizi, commercio, trasformazione di prodotti agricoli, o turismo.
L’ente che si occupa di gestire la valutazione delle domande ed erogazione dei fondi è Invitalia, ed è quindi qui che dovranno essere inviate le richieste, in via esclusivamente telematica.
A poter richiedere il bonus sono due tipologie di realtà, quelle più nuove, con un massimo di 12 mesi di vita, e quelle già esistenti da tempo, con oltre 12 mesi. Questa divisione è dovuta soprattutto al fatto che, essendo realtà diverse sia come età sia come sfide da affrontare, potranno accedere a tipologie di risorse diverse.
A potervi accedere sono quindi cinque categorie distinte.
Prima di tutto, ci sono le lavoratrici autonome che presentano l’apertura di una partita IVA entro i 60 giorni dalla valutazione positiva della domanda.Allo stesso modo possono accedere al fondo anche le persone fisiche che intendono avviare un’attività, a patto di farlo sempre i 60 giorni dalla risposta positiva della richiesta e presentare quindi tutta la documentazione riguardante la costituzione.Inoltre possono fare domanda anche società di capitale con quote e componenti del CDA per almeno due terzi di donne, con il vincolo dell’assenza di condanne definitive per reati che implicano l’esclusione dagli appalti pubblici.Cooperative e società di persone con almeno il 60% di soci composto da donne, sempre che rispettino il vincolo riguardante l’assenza di condanne per quel che riguarda i rappresentanti legali o gli amministratori delle società o cooperative.Infine la domanda può anche essere inoltrata dalle imprese individuali in cui la titolare è una donna, sempre se in mancanza di condanne definitive che prevedano l’esclusione.
L’intenzione è sia quella del consolidamento delle imprese già esistenti quindi, ma anche aiutare a dar vita a nuove realtà. Inoltre una parte non indifferente del fondo sarà anche utilizzato per finanziare la formazione e la diffusione di cultura imprenditoriale. In questo caso l’investimento è di più di 6 milioni.
Cos’è impresa donna a fondo perduto
In breve, Impresa donna è un fondo che finanzia diversi programmi di investimento necessari a un’azienda o un privato, con un tetto massimo di spese pari a 250.000 euro per le nuove imprese e ben 400.000 per quelle già esistenti.
Il programma che viene finanziato, inoltre, deve essere completato entro due anni dalla ricezione del finanziamento.
Anche se, indipendentemente dall’età dell’azienda è sempre necessario completare il progetto entro 24 mesi, tetti massimi degli incentivi per le spese dipendono comunque dal tipo di utilizzo che se ne deve fare.
Nello specifico le agevolazioni concesse attraverso il fondo impresa donna a fronte dei programmi di investimento devono essere o per la costituzione e l’avvio di una nuova impresa femminile, o per il consolidamento di una realtà già esistente.
Nel caso in cui si trattasse di programmi di investimento che prevedono la costituzione di una nuova realtà, infatti, il massimo a cui si potrà accedere sono 250.000 euro al netto dell’IVA. Se invece si tratta di investimenti per il consolidamento di imprese femminili, in quel caso il tetto massimo è di 400.000 euro, sempre al netto dell’IVA.
Le spese ammissibili sono di diverso tipo, e includono l’acquisto di macchinari, impianti, e attrezzature nuove per fabbriche, servizi in cloud per la gestione aziendale, immobilizzazioni immateriali, e personale dipendente a tempo indeterminato o determinato, assunto dopo la presentazione della domanda e impiegato nell’attività per cui sono stati richiesti i fondi.
Le spese ammesse quindi sono solo quelle successive alla data di presentazione della domanda. È inoltre anche disponibile un voucher del valore fino a 5.000 euro da spendere in assistenza tecnica e gestione dell’impresa stessa, dove un massimo di 3.000 euro disponibili per i servizi di Invitalia.
La differenza della quantità di fondi disponibili tra le nuove imprese e quelle già esistenti è legata al fatto che, per le nuove realtà, si tratta della possibilità di accedere a contributi a fondo perduto.
Infatti la copertura delle spese per le nuove aziende può essere fino all’80% fino a un massimo di 50.000 euro per gli importi entro i 100.000 euro. In questo caso se l’azienda è di una donna disoccupata la percentuale sale fino al 90%. Scende al 50% del costo delle spese invece, quando si arriva a importi fino a 250.000 euro. In entrambi i casi, comunque, si tratta di contributi a fondo perduto.
Per le aziende già esistenti invece, a seconda dell’età della realtà imprenditoriale, vanno fatte delle distinzioni.
In particolare, per quelle realtà con minimo un anno di vita e massimo tre, le agevolazioni a cui si può accedere sono un 50% a fondo perduto, e l’altro 50% sotto forma di finanziamento agevolato di otto anni a tasso zero, il tutto per coprire un massimo dell’80% delle spese ammissibili, con tet